Il congiuntivo spiegato con una canzonetta

D’accordo. Può essere un’idea carina. A me confonde le idee, se devo essere sincero: sono un tipo visivo, non uditivo. Questa “didattica” presuppone che una persona ascolti e riascolti la canzone (per ascoltare la musica o al massimo perché gli/le piace l’attore) e per osmosi riceva l’informazione: nè più né meno di quello che succedeva ai tempi di Omero, quando guarda a caso TUTTO passava attraverso la poesia. Ma passava di lì perché letteralmente non c’era altro: non c’era la carta, non c’era la scrittura, non c’era la possibilità di oggettivare il pensiero nelle parole scritte.
Adesso forse (forse!) può essere utile tornare a questo modo pre-scritturale di insegnare le cose, ma bisogna sapere che non si può andare molto più in là di quello che hanno fatto questi baldi giovanotti. Nel tempo in cui ho ascoltato la canzone avrei letto un’intera pagina di una grammatica ben fatta e avrei imparato più cose. Voi obietterete: ma non te le saresti ricordate! Ma con la canzone basta una volta a ricordarsi le regole? No: per imparare la canzone a memoria bisogna ascoltarla MOLTE volte, per un tempo molto maggiore di quello che servirebbe per studiare una pagina visiva ben fatta.

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